1. non gettare l’olio nel lavandino o nello scarico del bagno perché finisce nel sistema fognario delle città alterando la corretta depurazione delle acque e l’efficienza dei depuratori con conseguente aumento dei costi di gestione e di manutenzione degli impianti. La depurazione delle acque inquinate richiede costi quantificabili in 1,10 euro al kg ed è a carico dei cittadini.
2. il consiglio è di mettere l’olio esausto in un contenitore da tenere in casa finché non è pieno. Meglio un contenitore di plastica spessa e con un collo largo, come le bottiglie dei succhi di frutta o il contenitore del detersivo liquido per la lavatrice, per facilitare il travaso da padelle e pentole.
3. una volta pieno, il contenitore va portato all’isola ecologica più vicina a casa oppure l’olio esausto va conferito in appositi contenitori presenti nei Comuni di residenza.
Qualsiasi attività di ristorazione (ristoranti, pizzerie, bar, pasticcerie, alberghi, rosticcerie, food truck, ma anche sagre e fiere, etc.) che produce oli e grassi vegetali e animali esausti deve rispettare alcuni obblighi di legge per il corretto smaltimento, pena una sanziona amministrativa pecuniaria.
Ci sono due diverse soluzioni:
1) accumulare rifiuti senza limiti di quantità, da conferire entro un periodo massimo di 3 mesi;
2) mantenere in deposito quantità limitate di rifiuti (non più di 30 metri cubi) per un periodo di tempo maggiore, ma comunque non superiore a un anno.
Una volta raccolto l’olio, è necessario contattare un trasportatore o raccoglitore autorizzato affidandogli il servizio del ritiro del rifiuto.